Per un intero anno mi sono chiesta come avrebbe affrontato il lutto Andrea, che ha solo 6 anni.
È passato un mese esatto dalla morte di mia madre, e in tutto questo tempo ho pensato che l’avesse presa bene, forse fin troppo, questa storia che “la nonna è volata in cielo”.
Ne abbiamo parlato poco, non mi ha mai visto piangere e, per quel che ne so, non ha pianto. So solo che a scuola era un po’ distratto, nel periodo in cui passavo tante ore in ospedale e mi ha vista molto meno. Il giorno in cui lo ha saputo, lo ha passato a consolare sua sorella col suo fare da adulto che ci sconvolge sempre un po’, e quando mi ha visto mi ha abbracciato.
Da lì non è successo altro.
Poi, venerdì scorso, per pranzo, gli ho messo davanti un piattone di gnocchi con il sugo, il suo piatto preferito, lo stesso di sempre.
“Ma questi sono gli gnocchi che mi preparava nonna Franca, non pensavo che me li avrebbe potuti preparare anche ora che è andata in cielo.” Io di pietra, in piedi, sulla porta della cucina.
Erano passate 4 settimane esatte da quel giorno e dal nulla ha sganciato una bomba che non sapevo gestire.
“Ma sono quelli di sempre, quelli che ti faccio io, li hai mangiati giorni fa, non ricordi?” Ma lui ha insistito. “No mamma ma non vedi? Sono gli stessi di nonna Franca”.
Poi ha blaterato qualcosa sul fatto che fosse contento che Charlotte avesse smesso di piangere tutto il giorno, insieme agli altri, finché non l’ho sentito dire, tra una soffiata di naso (mia) e l’altra, che quello era stato il giorno più brutto della sua vita.
Lo ha detto con una tranquillità che mi ha stravolto.
Gli gnocchi però erano davvero gli stessi di sempre, molto diversi da quelli che gli preparava lei, più grandi e con un sugo diverso.
Per questo non l’ho più contraddetto.
Lo sapeva benissimo e forse voleva solo parlarne. Pulcino mio.