Qualche giorno fa, nel post in cui parlavo del regalo di Amplifon per la festa della mamma, ho scritto del passaggio in cui smetti di essere solo figlia diventando a tua volta mamma, momento in cui ti sei ritrovata (o ti ritroverai) a riconsiderare molti aspetti del passato che riguardano proprio la tua, di madre.
Il tempo che gli altri ti dedicano è sempre un regalo, questo bisogna tenerlo bene a mente perché si tratta di un dono che ha davvero un grandissimo valore e che non dobbiamo mai dare per scontato.
E quando si diventa più grandi, quando la situazione si ribalta e cominci ad essere tu a dare attenzioni ai tuoi genitori, hai finalmente modo di ricambiare. Non solo aiutandoli “fisicamente”, o accompagnandoli per spese o visite di controllo, ma anche sincerandoti del loro stato di salute, prima che ci pensino loro.
Perché per loro non è facile ammettere di stare invecchiando, e lo capisci quando ti ritrovi a prenotare una visita di controllo a nome loro, oppure compilando tu stessa il modulo call me back per farti richiamare entro 10 minuti da un centro Amplifon e prenotare una visita per verificare un eventuale calo dell’udito.
In questo caso, il vero regalo è permetterle di vivere la vita pienamente, riscoprendo la gioia di vivere, non la visita in sé.
Ripensando al concetto di “aiuto” e “regalo”, mi è tornato in mente un episodio in particolare, uno dei momenti che ricordo più nitidamente di quell’intero anno che mia madre ha dedicato ad aiutarmi, prima che io andassi a vivere ufficialmente da sola (escludendo gli anni dell’Università), ovvero quando è nata la mia prima figlia e io avevo solo 20 anni.
La premessa da fare è che mia madre, per le cose di casa, è un robot. Una Super Vicky cresciuta. È sempre tutto pulito e splendente, in ordine, ogni cosa al suo posto e ha sempre qualcosa da fare.
Questo mi ha messo non poca ansia nel momento in cui stava per toccare a me, ormai 12 anni fa, perché la nostra diversità è sempre stata evidente (nel bene e nel male, però).
E avevo ragione perché lei, in cucina, non ha mai bruciato niente, pur facendo mille cose contemporaneamente, mentre io riesco a bruciare le cipolle caramellate per tre volte di fila pur non facendo assolutamente nient’altro.
Una volta però mia madre ha fatto un passo falso, e io ero appena diventata mamma. Ero nel periodo in cui mi dividevo tra casa dei miei e casa dei genitori del mio ormai ex, perché facevamo fatica a trovare una sistemazione decente.
Mi trovavo in camera con la bimba e suo padre, e a un tratto sentiamo mia madre lanciare un acuto assordante. Apriamo la porta della mia camera, vediamo solo fumo. Un incendio? No. Mamma aveva dimenticato di aver messo il ciuccio della bambina a bollire, l’acqua era evaporata tutta e il ciuccio… era sparito, anzi, lo stavamo respirando.
Era talmente assurda come scena che ci abbiamo riso per non so quanto (io ci rido ancora), ma la verità è che in un momento di grande paura per me, perché avevo solo vent’anni e non sapevo davvero cosa mi aspettasse, vederle fare un errore così eclatante e con tanta leggerezza è stato un sollievo, potrei dire quasi un regalo.
Però con tutte le cose che ho bruciato in questi anni, attualmente, il punteggio sarà almeno di 20-1. Per me, ovviamente.
2 thoughts on “Mamma, grazie per quell’unica volta in cui ti sei distratta”
bello questo post, anch’io pensavo che la mia mamma non sbagliasse mai, invece…..
Noi figlie di mamme Super Vicky dovremmo fondare un club… o un gruppo di supporto, che dici? :°D