Sul sito del brand low cost Takko Fashion è stato diramato un comunicato che invita tutti coloro che hanno acquistato il pantaloncino illustrato in foto a riportarlo in negozio, a causa di un’alta concentrazione di coloranti azoici che rappresenta un chiaro rischio per la salute.
Nel comunicato si può leggere quanto segue:
Inoltre, si legge: “…tuttavia in casi eccezionali un’anomalia potrebbe essere riscontrata, a seguito di ulteriori controlli successivi“. Questo vi fa capire che molto spesso i controlli non ci sono o sono fatti male, e che molte anomalie passano inosservate arrivando così a noi.
Da tempo volevo scrivere un post per parlarvi di questa questione, e questa mi sembra una buona occasione per farlo.
Di questi comunicati in giro non se ne vedono spesso, anzi direi che non se ne vedono affatto: questo non vuol dire che tutto fili sempre liscio e che i capi che acquistiamo non rappresentino un rischio per la nostra salute. Nel caso di Takko, saremmo tentati di ringraziare per l’onestà del gesto, visto che per l’azienda questo comunicato porterà a un’ inevitabile perdita di parte della clientela.
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Credo piuttosto che, se si è arrivati a questo punto, il motivo sia un altro: la concentrazione di colorante azoico di cui si parla è così nociva che l’azienda ha dovuto ricorrere ai ripari tutelandosi da possibili denunce future.
Parlando genericamente, e non di questo brand in particolare, vi comunico infatti che gli oggetti rimossi dalla vendita per questioni di non conformità sono molti di più di quelli che pensate. La differenza è che il comunicato viene trasmesso alle commesse dei negozi che procedono alla rimozione immediata del prodotto dalla vendita, ma quasi mai si arriva ad informare il cliente che lo ha già acquistato.
Almeno metà del nostro guardaroba contiene abiti nocivi per la salute e l’ambiente. Il problema è scoprire quali. Greenpeace un anno fa denunciò i brand di abbigliamento sportivo in quella che definirono “operazione Panni Sporchi”, dopo aver riscontrato che 52 prodotti sui 78 acquistati in negozi come Abercrombie & Fitch, Adidas, Kappa, Lacoste, Li Ning, Nike, Puma, Ralph Lauren, Uniqlo, Youngor, Calvin Klein, Converse, G-Star RAW ed H&M erano risultati positivi al test sui nonilfenoli etossilati (NPE) in grado di recare danni agli organi riproduttivi umani, oltre che ad inquinare l’ambiente tramite le acque di scarico dei nostri bucati.
Dopo quella campagna Puma, Nike, Adidas, C&A, Li-Ning, G-Star ed H&M si impegnarono ad eliminare le sostanze tossiche, raggiungendo l’obiettivo “scarichi zero” al massimo entro il 2020. Speriamo prima, comunque.
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E se qualcuno di voi sta pensando che allora “tanto vale comprare nei negozi cinesi” (come mi ha risposto qualcuno più di una volta), vi blocco immediatamente: in Cina viene usato un colorante bandito nei paesi della Comunità Europea. Purtroppo è bandito solo l’utilizzo, non la vendita, per questo i negozi sono pieni di questi capi.
Questo non vuol dire comunque che tutto il made in China sia tossico: alcune aziende spostano lì la manodopera per risparmiare, è vero, ma non sempre questo significa che i tessuti siano usciti da fabbriche cinesi.
Purtroppo la questione è molto complicata, bisognerebbe fare questi controlli su tutte le marche del mondo per essere certi di cosa indossiamo realmente. Per il momento, possiamo solo diramare il comunicato di Takko Fashion, permettendo ai clienti di riportare il proprio acquisto, tutelandosi da eventuali pericoli.
10 thoughts on “Takko Fashion chiede di restituire un capo pericoloso per la salute. Spesso però le aziende tacciono”
Ma che ansia! Bisogna stare davvero attenti!
ok non compro più ai cinesi!
un post davvero interessante…è giusto fare informazione anche in questo settore, perché noi consumatori non siamo consapevoli spesso di tutti questi retroscena! 🙂
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ottimo post, d’informazione e sensibilizzazione a temi molto spesso tenuti silenti…
complimenti!
the baG girl
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50 sfumature di rosso, pochette caleidoS… vieni a vedere i regali che ho ricevuto per il mio compleanno!
ne parlo nel mio ultimo post 🙂
grazie dell’info
a questo proposito vorrei ricordare che anche da H&M stanno ritirando un prodotto,si tratta di biberon azzurro/rosa
OMGold
A questo punto vorrei sapere quali sono i marchi sicuri! Ma non potrebbero rendere obbligatoria la presenza di etichette che ci informino sui coloranti utilizzati?
E dire che io evitavo di comprare dai cinesi per evitare cose simili..
Questo post mi ha messo un po’ d’ansia, soprattutto quando hai nominato brand abbastanza famosi e costosi!! :-\ non voglio pensare ai vestiti per bambini di queste catene allora!!
Sconfortante. Però almeno questa azienda lo ha detto!
Ringrazio le aziende oneste che ammettono l’errore! Grazie per l’info. Un saluto Cecil
Bellissimo blog, complimenti 🙂
Anche io vorrei far conoscere il mio, anche se sono ancora alle primissime armi!